Invito tutti, ma proprio tutti i miei 25 lettori e i loro amici/e a sottoscrivere la petizione del manifesto Scuola bene comune, redatto dai sindacati confederali per la difesa di una istituzione che, da anni, subisce attacchi e tagli da governi di ogni colore.
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La scuola è un bene comune che appartiene al Paese e non può essere oggetto di riforme non condivise e calate dall’alto: rappresenta invece una risorsa fondamentale di crescita umana e civile per le persone e la società, una priorità su cui far convergere gli interessi dell’intera comunità nazionale
Così recita il primo articolo del manifesto: sembrerebbero parole scontate, quasi banali in ogni paese democratico ma così non è in Italia, dove le riforme scolastiche sono, negli ultimi anni, sempre state calate dall’alto, spesso redatte da chi non è mai entrato in un’aula o da chi, basta leggere il testo della 107, ha scarsa confidenza con la grammatica e le arti retoriche in genere.
Questo è un paese dove stiamo assistendo al tentativo deliberato e reiterato di trasformare gli insegnanti in meri erogatori di un servizio secondo regole e contenuti imposti.
La scuola vive una condizione di diseguaglianza diffusa: alle differenze strutturali tra scuole del nord e scuole del sud, si aggiungono le differenze tra scuole all’interno della stessa città, tra “buone” scuole e “cattive” scuole, tra scuole di periferia e del centro. Sono differenze che influiscono in modo significativo sul lavoro quotidiano e che mettono in crisi, talvolta limitano in modo inaccettabile, il diritto allo studio.
Diritto allo studio garantito per tutti/e e libertà d’insegnamento sono i due pilastri su cui si fonda la scuola , la conditio sine qua non perché, almeno a scuola, sia garantita equità per tutti. Tutte e due hanno rischiato in questi anni di essere seriamente limitate da una politica ottusa orientata solo a fare della bassa macelleria sociale, incurante della qualità dell’insegnamento e della qualità di vita all’interno delle scuole.
Gli insegnanti sono stati progressivamente delegittimati, anche grazie a campagne stampa sapientemente orchestrate, la conflittualità con le famiglie è aumentata, una brutta legge come quella del presunto merito ha creato ambienti divisivi minando alla radice la collegialità.
Il problema di fondo è culturale: la scuola non solo deve essere aperta a tutti, la scuola è di tutti. La scuola produce cultura e forma i cittadini di domani, rende viva e rinnova quotidianamente la lettera della Costituzione, deve sviluppare le competenze necessarie per orientarsi nel mondo e lo spirito critico necessario per contestare ciò che non va e guardare al futuro.
Dietro questo compito fondamentale e strategico per la democrazia, ci sono gli insegnanti e tutte le altre figure professionali che operano nelle scuola, tutte necessarie, tutte importanti: senza la presenza degli uni, il lavoro degli altri non sarebbe possibile.
La scuola è comunità, aperta al mondo e nel mondo, non una torre d’avorio ma una casa di vetro, non è un luogo dove si imparare a diventare lavoratori o consumatori, ma dove si impara a diventare uomini e donne.
La scuola vuole misure concrete, non grandi proclami e il recupero di spazi di dignità che le sono stati sottratti con il tacito consenso di troppi, con la colpevole indifferenza della maggioranza silenziosa.
Per questo vi invito a firmare e a far firmare un manifesto che riguarda ognuno di noi: disinteressarsi della scuola significa disinteressarsi del futuro di questo paese e dimenticare il passato.
Il link per firmare la petizione è: http://www.petizioni.net/manifesto-scuola-bene-comune